La Commissione Europea sospetta condotte illecite nel commercio di medicinali contro la sclerosi multipla

European Commission – Press release del 10 ottobre 2022

La Commissione Europea ha accusato Teva di avere abusato della sua posizione dominante nei mercati per il glatiramer acetato in Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna.

La Commissione ha ipotizzato che Teva si sia impegnata in due tipi di condotta abusiva, con l’obiettivo di prolungare artificialmente l’esclusività del copaxone, ostacolando l’ingresso nel mercato di medicinali concorrenti.

In particolare, la Commissione ha scoperto che da febbraio 2015 ad oggi quanto segue

Dopo la scadenza del brevetto originale e di base, la protezione base dei brevetti di Glatiramer acetato di Teva fu esteso, archiviando e ritirando le domande di brevetto secondario, costringendo così i suoi concorrenti ad intraprendere lunghe battaglie legali ogni volta. Questo schema viene talvolta definito “gioco di divisioni”. Questo perché la strategia implica la presentazione dei cosiddetti “brevetti di divisione” che sono brevetti derivati ​​da un precedente brevetto secondario e il cui argomento è già contenuto nel brevetto precedente. Ciò prolunga artificialmente l’incertezza legale a beneficio del titolare del brevetto e può effettivamente bloccare o ritardare l’ingresso di medicinali generici.

Ha inoltre implementato una campagna sistematica di disprezzo rivolto agli operatori sanitari e lanciando dubbi sulla sicurezza e sull’efficacia di un farmaco concorrente e sulla sua equivalenza terapeutica con il Copaxone.

Se le valutazioni preliminari della Commissione fossero confermate, il comportamento di Teva violerebbe l’articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (“TFEU”), che proibisce l’abuso di una posizione dominante. Se confermato, il comportamento di Teva non solo danneggerebbe i concorrenti e i pazienti, ma avrebbe anche gonfiato la spesa per la salute pubblica per determinati trattamenti per la sclerosi multipla, che solo per il copaxone ammonta a fino a € 500 milioni all’anno nell’UE.

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