Il contratto individuale migliorativo rispetto alle disposizioni del contratto collettivo è nullo

Corte di Cassazione, Sezioni Unite Civili, sentenza  n. 21744 del 14 ottobre 2009

I contratti individuali possono incidere sui trattamenti economici definiti in sede collettiva solo se specificamente abilitati dalla legge; sul trattamento economico, interamente definito dai contratti collettivi, non può incidere il datore di lavoro in violazione del principio di parità contrattuale (art. 45 commi 1 e 2 d.lgs. 165/2001).

L’atto di deroga, anche in melius, alle disposizioni del contratto collettivo sarebbe quindi affetto in ogni caso da nullità, sia quale atto negoziale, per violazione di norma imperativa, sia quale atto amministrativo, perché viziato da difetto assoluto di attribuzione ai sensi dell’art. 21-septies della legge n° 241 del 1990.

contrattualizzazione CassSSUU21744_10_09

Nel giudizio di Cassazione, i CCNL del pubblico impiego devono essere depositati, … anzi no.

Con la sentenza n. 15815 del 6 luglio 2009 la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro ha stabilito che nel giudizio di cassazione l’onere di depositare i contratti e gli accordi collettivi su cui il ricorso si fonda – imposto, a pena di improcedibilità, dall’art. 369, secondo comma, n. 4, cod. proc. civ., nella nuova formulazione di cui al d.lgs. n. 40 del 2006, va riferito alla contrattazione collettiva del settore pubblico e privato.

Pochi mesi dopo, la Suprema Corte, stavolta a Sezioni Unite, con ordinanza n. 21558 del 12 ottobre 2009 ha stabilito invece che l’omessa produzione del contratto collettivo di lavoro pubblico, non determina l’improcedibilità del ricorso a norma dell’art. 369 cod. proc. civ., non applicandosi tale disposizione del codice di rito ai contratti collettivi di diritto pubblico.

obbligo deposito CCNL CassSSUU21558_10_09

obbligo deposito CCNL Cass15815_07_09

Il ricorso va notificato sempre al Sindaco, salvo espressa previsione dello statuto comunale

TAR Campania Napoli, sez. VII, n° 6738/2009

Lo statuto del Comune può legittimamente affidare la rappresentanza a stare in giudizio ai dirigenti, nell’ambito dei rispettivi settori di competenza, quale espressione del potere gestionale loro proprio, ovvero a esponenti apicali della struttura burocratico-amministrativa del Comune, fermo restando che, ove una specifica previsione statutaria non sussista, il sindaco conserva l’esclusiva titolarità del potere di rappresentanza processuale del Comune, ai sensi del decreto legislativo n. 267/2000 e, quindi il ricorso contro il Comune va sempre notificato al Comune nella persona del Sindaco pro tempore.

Nel caso in esame il ricorso è stato notificato al Comune, nella persona del Dirigente pro tempore, ma non è stata indicata la norma statutaria che attribuisce a tale dirigente la rappresentanza processuale del Comune

notifica ricorso dirigente TAR6738_2009

Rivisti gli standard della Joint Commission sulla sicurezza dei pazienti

La Joint Commission, formalmente Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO), è organismo not-for-profit con sede negli Stati Uniti per l’accreditamento d’eccellenza delle strutture sanitarie, che negli anni è diventata il punto di riferimento per stabilire gli standard di qualità nell’erogazione delle prestazioni sanitarie.

Nel mese di ottobre sono stati rivisti alcuni standard sulla gestione del rischio clinico nelle strutture ospedaliere e ambulatoriali, ed in particolare per la prevenzione degli errori durante le procedure chirurgiche e per la riduzione del rischio infezioni legate all’utilizzo di dispositivi medici.

Standard Join Commission1009

Pensionamento uguale anche per le donne: così ha deciso la Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale, con sentenza n° 275 del 29 ottobre 2009, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 30 del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna), nella parte in cui prevede, a carico della lavoratrice che intenda proseguire nel rapporto di lavoro oltre il sessantesimo anno di età, l’onere di dare tempestiva comunicazione della propria intenzione al datore di lavoro, da effettuarsi almeno tre mesi prima della data di perfezionamento del diritto dalla pensione di vecchiaia, e nella parte in cui fa dipendere da tale adempimento l’applicazione al rapporto di lavoro della tutela accordata dalla legge sui licenziamenti individuali.

pensionamento donne illegittimità discriminazione CCost_275_2009