“Dirotta” pazienti al proprio studio: condannato a pagare 50.000 euro, di cui 36.000 determinati in via presuntiva

Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Lazio, sentenza n. 239 del 7 settembre 2017

La Corte ha considerato che, tenuto conto che, mediamente, può ritenersi certamente plausibile una durata di circa 15 minuti per ciascuna visita e considerato il tempo che complessivamente avrebbe dovuto essere dedicato a tale attività, al netto di quello impiegato per compiere le visite come visto effettivamente svolte presso la propria sede di servizio, appare possibile inferirne che almeno 720 potenziali pazienti possano essere stati distolti dall’effettuazione di tale tipologia di visita presso l’Asl di Viterbo, per la quale è ipotizzabile un ulteriore mancato introito di almeno € 36.000. Si tratta, invero, di una stima certamente per difetto, ben potendo, in concreto, le visite essere state svolte in numero superiore, tenuto conto della non complessità dei relativi accertamenti e che già tiene conto dei criteri correttivi giustamente evidenziati da parte della difesa e di seguito richiamati.
In conclusione, dunque, appare dimostrata la responsabilità per le due distinte voci di danno, connesse all’illecito conseguimento di corrispettivi non dovuti per servizio straordinario non prestato ed oggetto di false attestazioni, per € 16.234,83, e al “dirottamento” verso il proprio studio privato di pazienti che si rivolgevano all’ASL per visite inerenti il rinnovo della patente di guida. Per quanto attiene a questa seconda voce di danno, essa risulta formata, come visto, da due componenti distinte per criterio di determinazione: per € 1.250,00, relativi ai 25 utenti, escussi dai Carabinieri e che hanno confermato di essere stati indirizzati allo studio privato del convenuto; per almeno € 36.000 pari al danno determinato in via equitativa, considerando il numero complessivo di visite effettuate.

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