L’avvocato può richiedere un compenso maggiorato in caso di mancato pagamento spontaneo, solo ove ne abbia fatto espressa riserva

Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 42/2023

Un avvocato aveva richiesto, oltre al proprio compenso, anche una somma maggiorata a causa del mancato spontaneo adempimento del pattuito senza che nella prima richiesta si fosse fatto espressa riserva che, in mancanza di pagamento, si sarebbe proceduto a richiedere una somma maggiore. 

Sul punto la giurisprudenza di questo Consiglio Nazionale Forense è granitica “In caso di mancato spontaneo pagamento da parte del cliente, l’avvocato può richiedere un compenso maggiore di quello previamente indicatogli solo ove ne abbia fatto espressa riserva (art. 29 cdf), la quale, per poter valere come tale, deve contenere la specifica previsione di una maggiorazione dell’importo in mancanza di tempestivo integrale pagamento della somma richiesta. Viola l’art. 29 cdf (già art. 43 codice previgente), l’avvocato che, a causa del mancato spontaneo pagamento delle competenze professionali e senza avene fatto espressa riserva, richieda con una successiva comunicazione un compenso maggiore di quello già indicato in precedenza” (Consiglio Nazionale Forense sentenza n. 90/2021) conforme (Consiglio Nazionale Forense nn. 226/2018; 145/2018).

Di identico tenore anche la sentenza n. 36 del 25 marzo 2023, per cui “in caso di mancato spontaneo pagamento da parte del cliente, l’avvocato può richiedere un compenso maggiore di quello previamente indicatogli solo ove ne abbia fatto espressa riserva (art. 29 cdf), la quale, per poter valere come tale, deve contenere la specifica previsione di una maggiorazione dell’importo in mancanza di tempestivo integrale pagamento della somma richiesta”

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